Sofa Magazine

Intervista a Barbara Agreste
a cura di Claudia Quintieri, Rivista Sofà (Sofa Magazine)
(versione integrale)

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Hai avuto molte esperienze di lavoro e di formazione all’estero. Quali sono le differenze con le esperienze italiane?

Le mie esperienze di formazione in Italia ad un certo punto non sono state più molto produttive, non mi pento di aver scelto di studiare all’estero, e l’ho fatto anche perché da quando avevo 23 anni ho anche fatto la scelta difficile di vivere all’estero. Ho trovato un metodo di insegnamento più avanzato, ho potuto sviluppare al meglio le mie potenzialità, cio non mi sarebbe stato possibile in Italia, l’Italia non ha funzionato per me per quanto riguarda la formazione. Nel campo lavorativo le differenze sono meno marcate, ma nel nostro paese in alcuni luoghi vi è la tendenza ad utilizzare ancora un sistema di passaparola più arcaico, non del tutto fondato sul merito.

La trilogia della torre è la sua opera più completa. Cosa ha significato per te?

La Trilogia è stato il primo lavoro con il quale ho avuto dei riconoscimenti dal mondo dell’arte, se non l’avessi prodotto la mia strada sarebbe forse stata diversa. E’ stato grazie questo lavoro che mi hanno scelta per frequentare il corso di specializzazione al St. Martins College a Londra, da li in poi ovunque io l’abbia presentato mi ha aperto delle opportunità diverse, alcuni musei lo hanno anche acquisito nelle loro collezioni permanenti. Inoltre questo è certamente il lavoro dal quale attingo sempre ispirazione: quando costruisco gli altri video lo faccio mantenendo sempre un po lo sguardo verso la Trilogia.

Nella tua opera ricorrono realtà e astrazione, poi, razionalità e irrazionalità: sono termini in connubio o in antitesi?

Sono allo stesso tempo in connubio e in antitesi perché in questo video essi sono elementi che si alternano: l’ambivalenza del bianco e nero degli scacchi potrebbe essere un intrecciarsi di concetti opposti, dunque un tentativo di farli coesistere. C’è una frammentazione quasi schizofrenica che ammassa cose di tipo diverso nella stessa scena, flashback di diversi luoghi, l’irrazionalità frenetica del movimento dei capelli con la sua astrazione è in contrasto con il setting dello sfondo che a intermittenza ritorna visibile in tutta la sua vivida realtà, vi è la ricerca del Sé nella lotta contro la cornice fissa e schematica della scacchiera la quale sarà però sempre un punto di riferimento necessario, un piano dove sistemare gli oggetti più strani dell’inconscio per guardarli meglio.

Quanto la figura umana si relaziona con queste polarità?

La figura umana cerca un senso fra questi due concetti ed è sempre al limite fra le due polarità: questa figura, consuetudinalmente chiusa dentro percorsi razionali, si ritrova spesso a fare i conti con tutta l’irrazionalità e l’animalità che dal corpo “parla”, ponendola nella condizione di dover capire ed interpretare anche la perdita di senso verso la quale il corpo la porta. Alla rappresentazione di un luogo ben definito in questo video ho sovrapposto una lotta tremenda fatta di graffi, segni e movimenti estremi: il mio lavoro spesso si confronta con una perdita di controllo tale (e soltanto l’immagine dinamica del film puo rappresentarla al meglio) necessaria anche per capire la realtà chiara e ben definita; la figura umana lotta contro l’antitesi fra le due polarità per andarvi oltre.

Qual è, nei tuoi video, il rapporto uomo/natura ?

La lotta e lo slittamento al di fuori di una cornice razionale sono associati ad una prorompenza della natura. Nella Trilogia si nota un processo di esfoliazione e di purificazione del corpo che evoca i cicli di trasformazioni climatiche naturali quando alle stagioni molto calde seguono le piogge o quando in autunno cadono le foglie dagli alberi. Nei miei video la natura e l’essere umano sono profondamente connessi ed è spesso la figura femminile a trovarsi completamente immersa nella natura.

La contaminazione fra segno grafico e immagine in movimento fa parte del tuo immaginario. Da che cosa nasce?

Ho sempre derivato piacere dallo sperimentare con il segno grafico e pittorico, ad un certo punto però ho trovato che questa forma d’espressione non mi bastava piu, avevo bisogno di cercare delle verità anche esplorando i segni che circoscriveva il movimento del mio corpo; la danza contemporanea e la performance sono state una parte importante della mia esistenza per un lungo periodo, dopo aver acquisito quelle esperienze sono tornata a costruire l’immagine visiva portandole con me, il video e la pellicola cinematografica si sono rivelati i mezzi migliori per mettere insieme queste diverse forme.


Quali tappe del tuo percorso ti hanno fatta crescere?

L’esperienza di confronto con una cultura diversa e gli studi all’estero mi hanno fatta crescere sicuramente, poi quello che può far crescere un artista è anche la fiducia nei propri mezzi espressivi e nella propria immaginazione a dispetto di tutto ciò che di incerto lo circonda.


Ti senti più pittrice, fotografa o videoartista? E come coniughi le tre arti?

Sento che la mia identità artistica l’ho acquisita con il video e la pittura è per me una scoperta recente. Le tre forme d’arte di cui parli sono correlate, coniugarle è facile perché per quanto riguarda il video costruisco le immagini pensando ad esse come lo fa un fotografo che osserva sculture in miniatura, non sono un filmaker che mette insieme una narrativa e per me il video è soltanto una successione di immagini e suoni, quindi da esso passo volentieri alla pittura o alla fotografia. Dal lavoro su di immagini virtuali esistenti soltanto su uno schermo, mi fa bene tornare a modulare materiali reali quali colla, carta, creta e colori perché è cio che esiste sempre in precedenza nello spazio “reale” che poi può essere trasportato in un video. L’impatto che un’opera dipinta ha sull’osservatore è sempre un esperienza più forte e completa: dipingendo su fotografie mi attrae irresistibilmente cercare di aggiungere ciò che potrebbe mancare ad una data immagine.


Quali mostre hai in corso e quali sono i tuoi progetti futuri?

In primavera inaugurerà una mostra collettiva nella galleria dell’università del Michigan, si intitola “17Days” e viaggerà per varie sedi universitarie negli USA, a cura di Adriane Little: lì verrà esposto il mio video “The Tower Trilogy”, a maggio il mio video “Reptilica” sarà inoltre presente in una rassegna intitolata: Animation: Digital Antidotes che si terrà a Chicago a cura ed in collaborazione con Livebox Gallery. Ho inoltre in progetto di finire la mia serie di dipinti ispirati alla donna e a come essa vede ed
interpreta la violenza, serie della quale fa parte “IceFlowers”.

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 Rivista Sofà (Sofa Magazine), intervista a Barbara Agreste

 

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